Amore: Psicologia e Fisiologia del sentimento

Cos’è l’amore? Sia che si parli di relazione, cotta, rapporto consolidato o meno, nel gergo comune si tende ad affibbiare il termine ”amore” senza fare distinzioni. Ma quando è definibile come sentimento? Neurobiologi, sociologi e psicologi hanno tutti provato a dare una spiegazione all’argomento.

Si sa: ogni comportamento umano, si realizza entro un preciso contesto in cui a far da sfondo per l’emissione di quella data risposta comportamentale esistono numerose variabili: la capacità di entrare in ”contatto” con l’altro non è automatica ma rappresenta una sorta di conquista. Per fondare legami significativi è necessaria una profonda conoscenza di sè stessi e una grande capacità di entrare in contatto con gli altri. A volte, però, i nostri rapporti interpersonali possono intervallare o interrompere questa capacità, grazie a variabili esterne come il contesto, il momento storico, il retaggio culturale e la famiglia d’origine; variabili fondamentali che preparano lo scheletro futuro delle nostre relazioni,

I processi chimici dell’amore.

Tutto quello che di romantico imputiamo al termine ”amore”, altro non è che una risposta fisiologica in cui si dispone di diverse fasi che il rapporto amoroso attraversa. Iniziando dalla base, ovvero dal corteggiamento, alcuni studi neurofisiologici hanno confermato l’importante azione di particolari neurotrasmettitori essenziali in questa prima fase del rapporto sentimentale.

Se si è ad un primo appuntamento e la persona con cui conversiamo per la prima volta inizia a piacerci, il nostro corpo produce una ”benzina”, una sorta di manifesto oggettivo del nostro interesse verso quel dato interlocutore. Il nostro mesencefalo, – ovvero l’area cerebrale che controlla i riflessi visivi ed uditivi – e la substantia nigra dove i neuroni dopaminergici sono maggiormente concentrati, iniziano a rilasciare questa ”benzina”, per l’appunto, che è il neurotrasmettitore dopamina. La dopamina è un neurotrasmettitore endogeno che produce piacere, euforia, eccitazione e regola l’umore, la motivazione, ed il comportamento. Il rilascio di questo importante neurotrasmettitore fa sì che il nostro organismo inizi a sentire una sensazione di benessere ed appagamento mentre l’ipotalamo comanda al nostro corpo di produrre ed inviare sensazioni di piacere. Se proseguendo la frequentazione con una data persona il piacere di stare con lei aumenta, aumenterà anche l’eccitazione ed il desiderio, così come i livelli di dopamina rilasciata. L’effetto oggettivo e visibile, sarà quello di voler passare sempre più tempo con il partner in questione, avviando la conoscenza su altri piani più soggettivi. Via via che il rapporto va ad approfondirsi si passerà all’innamoramento vero e proprio. In questa fase si avrà un aumento del senso di eccitazione dovuto all’innalzarsi dei livelli di ad altri due neurotrasmettitori legati alla dopamina: noradrenalina e feniletilamina. L’aumento di queste due sostanze nel cervello, provoca i sintomi oggettivi di quello che è l’innamoramento vero e proprio: insonnia, senso di benessere e poca stanchezza, riduzione dell’appetito, energia. A questa fase appartengono anche comportamenti che sembrano essere volti alla tenerezza nei confronti del partner.

Con il progredire del sentimento amoroso, viene rilasciato quello che, comunemente è noto come ”l’ormone dell’amore”, ovvero, l’ossitocina. L’azione dell’ossitocina coinvolge tutti gli aspetti amorosi veri e propri, dall’allattamento, al parto, all’orgasmo. Il benessere provato accanto alla persona amata o lo stimolo a prenderci cura dell’altro, è prodotto proprio dalla secrezione di questa sostanza. L’ossitocina, infatti, è secreta dalla stimolazione degli organi sessuali o anche dal seno ma addirittura può essere prodotta solo immaginando l’oggetto d’amore o guardandolo. L’ossitocina è quindi l’ormone della gratificazione fisica ed emotiva che fa aumentare i sentimenti di tenerezza e calore verso l’altro favorendo il legame. Durante l’atto sessuale, e quindi, l’orgasmo, non è solo l’ossitocina ad essere rilasciata, ma anche il neurotrasmettitore vasopressina, una sostanza che funge da calmate ed appagante ma ha anche una sorta di ”memoria” interna sul rapporto con il partner: è infatti il neurotrasmettitore legato alla gelosia nei confronti dell’oggetto d’amore, alla territorialità. Questi due ormoni infatti, sono gli artefici della gelosia che si prova per l’amato e sono le sostante che spingono alla fedeltà ed alla monogamia in un rapporto.

Dopo l’orgasmo invece, avviene il rilascio di endorfine, neurotrasmettitori prodotti dal lobo anteriore dell’ipofisi che procurano uno stato di euforia o sonnolenza, in base alla quantità rilasciata. Dopo il rilascio di queste sostante post-orgasmo, si proverà piacere a stare vicini o ad attuare tenerezze l’uno nei confronti dell’altro. In questa fase, infatti, il contatto fisico va a favorire il legame sentimentale che a sua volta favorisce quello sessuale in una sorta di circolo vizioso – amoroso. La fase dell’amore vera e propria però, inizia quando il cervello è assuefatto e produce endorfine dalle quali deriva una sorta di condizionamento dovuto al nostro oggetto d’amore: il partner è visto infatti come ”la base sicura’‘, colui che toglie la tensione e dà tranquillità. Questo tipo di condizionamento sopraggiunge dopo circa un anno e mezzo, dove la fase dell’innamoramento svanisce per far posto alla fase di amore vero e proprio.

Teorie psicologiche sull’amore.

Per definire un rapporto amoroso vero e proprio non basta solo la neurofisiologia, involontaria per attestarlo. Ci sono altre componenti che devono essere decisive alla costruzione e costituzione di un rapporto a due. Interessante è la teoria dello psicologo Robert Stenberg che fa riflettere l’amore come il risultato di tre elementi collocati ai vertici di un triangolo: intimità, passione, decisione/impegno.

Il triangolo dell’amore di Stenberg, Fonte: ohanapsicologia.it

L’intimità rientra in quella componente che determina una confidenza avanzata fra i due partner: si riferisce, infatti, al sentimento confidenziale, alla condivisione ed all’affinità, determinanti per la coppia nell’esprimere all’altro i propri sentimenti.

L’elemento Passione, invece, riguarda l’attrazione fisica e la fisicità in genere.

La componente decisione/impegno consta di due aspetti: la decisione è il decidere di amare qualcuno, mentre l’impegno è la responsabilità di impegnarsi nel mantenere nel tempo quella data relazione.

Le combinazioni di queste tre componenti determinano sette tipi di forme di amore che, a loro volta, si riflettono in eventuali relazioni plausibili e realistiche:

  • Simpatia (elemento intimità): esiste confidenza fra i due partner ma sono esenti la passione e l’impegno, per cui questo tipo di relazione è paragonabile ad un’amicizia;
  • Infatuazione (elemento passione): si basa sull’idealizzazione dell’altro che non segue una reale conoscenza del partner, finché alla fine non ci si scontra con la realtà.
  • Amore vuoto (elemento decisione/impegno): un rapporto spesso di pura facciata in cui la coppia sta insieme solo per accordi presi in precedenza, motivi economici o i figli.
  • Amore romantico ( intimità + passione): è una forma di amore immaturo utilizzato per lo più nell’ambito letterario e cinematografico per descrivere storie d’amore di impatto.
  • Amore – Amicizia (intimità + decisione/impegno): un esempio di questa forma d’amore sono i ”matrimoni bianchi”. La coppia è consolidata sotto il profilo dell’impegno e della confidenza ma manca la passione o, lentamente, è andata a sfumare.
  • Amore fatuo (passione + decisione/impegno): l’unico collante che determina l’impegno, è qui la passione, per cui la coppia non poggerà su basi solide quali la conoscenza reciproca e l’intimità. Determina, quindi, relazioni effimere.
  • Amore perfetto (intimità+passione+decisione/impegno): Le tre componenti qui, convergono perfettamente volti a creare l’amore completo che tutti sognano.

I due tipi di amore secondo Abraham Maslow.

Secondo Maslow, psicologo statunitense noto per la teoria della gerarchizzazione dei bisogni, esistono due tipi di amore: uno che genera dualità e conflitto e riflette sul proprio ego, e l’altro che si eleva verso uno status più puro dell’anima. Si parla di Deficiency Love (amore da deficienza) e Being Love (amore per l’essenza dell’altro).

La prima forma di amore, D-Love, è un tipo di amore poco sano, malato, immaturo. E’ un tipo di amore presente nello stadio adolescenziale volto al romanticismo. Un amore da soap-opera, quasi. L’elemento lacuna di questo tipo di amore che lo rende poco maturo è il fatto che si basa sul senso di incompletezza dell’individuo che si va ad appoggiare ad un eventuale partner per colmare i propri vuoti o i propri deficit. Non a caso, questa forma di sentimento prodotta spesso da personalità lacunose in materia emotiva, ha come conseguenze la possessività e la dipendenza affettiva.

La forma di amore B-Love, invece, è basato sulla maturità e sul ritrovamento nell’altro di un proprio equilibrio. Si tratta di un amore sano, capace di donarsi all’altro e di arricchirsi con l’altro. Non è lacunoso e non ha vede l’altro come riempitivo di suoi eventuali carenze o deficit. Questo tipo di amore nasce dal sapere amare se stessi che si trasduce automaticamente nella capacità di abbracciare l’altro ed amarlo nella sua interezza. Chi prova questo tipo di sentimento è già completo, e l’altro viene visto come una fonte per arricchire una completezza di sé già determinata.

Nonostante le teorizzazioni, gli schemi, la scienza spiegata tramite la fisiologia del sentimento amoroso si è d’accordo quando si pensa all’amore come uno scambio che nonostante gli assunti di sociologi, psicologi e fisiologi contempla la reciprocità. Non a caso Erich Fromm psicologo tedesco ed autore de ”L’arte di amare” spiega come sia necessario elevare ad arte l’amore, ritenendolo azione attiva che necessita di dedizione e costanza per progredire:


“È l’amore un’arte? Allora richiede sforzo e saggezza. Oppure l’amore è una piacevole sensazione, un’esperienza dovuta al caso, qualcosa in cui ci si imbatte se si è fortunati? Questo volumetto contempla la prima ipotesi, mentre è fuor di dubbio che oggi si crede alla seconda”.


Amore, quindi, come sentimento e fusione che come esplicitato dallo stesso Fromm è il divenire ”uno” di due esseri, che in realtà sono due, mantenendo una propria individualità ed armonia.