Autostima ipertrofica: te la tiri e non dovresti

Spesso, si parla di soggetti fragili, di scarsa percezione del sé, di chi non riesce ad emergere perché ha una bassa autostima che, spesso, risulta invalidante nel sociale. A volte si arriva addirittura alla condizione patologica che implica gradi altalenanti di fobie sociali. Ma cos’è l’autostima?
L’autostima è l’insieme di giudizi valutativi che un soggetto dà di sé stesso. Il costrutto dell’autostima è ampio, e come la letteratura scientifica in merito insegna, può essere costruita attraverso diverse strategie cognitive; tuttavia, numerose scuole di pensiero danno un’accezione diversa a questo costrutto. Qualche concetto percepisce l’autostima come un confronto fra i successi che un individuo ottiene e le aspettative in merito ai suddetti successi. Altre scuole di pensiero relegano il paradigma dell’autostima al prodotto delle interazioni sociali con chi ci circonda. Durante il corso della nostra esistenza si crea una valutazione riflessa di ciò che le altre persone pensano di noi. E’ un mix, quindi: fattori interiori individuali e i confronti con il contesto circostante in cui si vive aiutano allo sviluppo della fantomatica autostima, che, come sappiamo, consta di due elementi fondamentali: il sé ideale ed il sé reale.

Il sé reale è una visione trasparente ed obiettiva di ciò che sono le nostre abilità, ovvero, ciò che siamo realmente:
Il sé ideale corrisponde invece a quello che l’individuo auspicherebbe ad essere. L’autostima è quindi, il prodotto che scaturisce dai nostri personali confronti e le nostre esperienze rapportate con le aspettative ideali. Più elevata sarà la discrepanza tra ciò che siamo davvero e ciò che vorremmo essere, minore sarà la nostra autostima verso noi stessi.
Ad incrementare o ridurre l’autostima convergono diversi fattori quali le distorsioni cognitive, il locus of control di un individuo, ed altri particolari. Ma dopo questo preambolo dettagliato, il tema che preme trattare più delle strategie di incremento della bassa autostima, è il ”surplus di autostima”, che pullula sprezzante e vigoroso più che mai, di questi tempi.
Questo cancro sociale, piaga stigmatizzata di ogni ambiente, velo di maya che copre una profonda fragilità, insicurezza ed a volte pure ignoranza, va insediandosi sempre di più in ogni contesto dal culturale al rurale. Parliamo quindi dell’autostima ipertrofica, ovvero, di quei soggetti che, detto volgarmente, ”se la tirano” e nessuno capisce cos’abbiano da tirare, e, soprattutto, perché è proprio quel soggetto mediocre a farlo.

Autostima Ipertrofica e dove trovarla.

Chi soffre di autostima ipertrofica è semplice da riconoscere: vanesi, egocentrici, inneggiatori delle loro qualità, esaltatori delle loro prodezze, decantatori dei propri pregi. Si potrebbe confondere l’individuo appartenente a questa categoria come un elemento dalla personalità istrionica, un disturbo di personalità che fa porre il soggetto in situazioni simili, in larga manica, da quelli sopra indicati.Tuttavia l’istrionico si differenzia grazie all’intensa emotività che possiede esternata con modalità esagerate e teatrali, e dal costante affanno di ricercare l’attenzione altrui.
Colui che soffre di autostima ipertrofica, in realtà, non solo non ama sé stesso ma è concentrato a mantenere un distacco con gli altri individui perché, sua penuria, è nascondere la parte vera di sé stesso agli altri. L’ipertrofico non ama il suo sé reale, ama il suo sé ideale che però non ha costruito né ha tentato di costruire nella realtà, ma solo nella propria mente; in altre parole, ama l’immagine fittizia che ha creato di sé stesso ma che non ha riscontro nella vita di tutti i giorni. Si atteggia a migliore non perché lo sia, ma proprio per nascondere che non lo è affatto. La sua spavalderia è proprio quel ”velo di Maya” che nasconde il suo timore più profondo, cioè che anche gli altri vengano a conoscenza dei suoi difetti, difetti che lui per primo non accetta e copre con il suo atteggiamento saccente. E’ quindi facile dedurre che ci troviamo di fronte ad una personalità fragile e, paradossalmente, affetta da scarsa autostima.
Chi cerca di apparire perfetto, senza macchia e paura, inespugnabile è proprio colui che galleggia in insicurezze che, pian piano, si trasformeranno in difetti di autostima in quanto il concetto di autostima in generale non si basa sulla perfezione o il raggiungimento di quest’ultima, bensì sul possedere una visione realistica di sé, ideale, reale, e interazionale con il contesto che ci circonda.
Il punto di equilibrio che una persona con una buona autostima dovrebbe raggiungere, è proprio l’ammissione di non essere perfetti ma avere dei punti deboli, quindi, essere umani.
Il paradigma autostima bassa/alta/ipertrofica, equivale ad un costrutto dinamico che, quindi, non può avere una forma standard che duri tutta la vita, bensì, prende forma, si ammacca, si sgretola, si gonfia, in balìa delle nostre sensazioni, dei contesti che andiamo ad affrontare, delle emozioni che sperimentiamo ogni giorno della nostra vita e che come sappiamo, non sono mai uguali … Proprio come la nostra autostima, la percezione di noi con i nostri ideali e gli altri.
Chi soffre di bassa autostima sarà portato a vivere gli eventi quotidiani come delle lotte senza risultato, delle frustrazioni tali di fronte ad eventi giornalieri che porteranno nei casi più gravi disturbi di ansia e depressione; sono regressioni che il soggetto sperimenta su stesso, convinto di non potercela fare e di riuscire a non possedere mai ciò che desidera, proprio perché non vi sono risultati, e per mancanza di quest’ultimi si smette di lottare.
Una persona dotata di un’alta considerazione di sé, quindi di una buona autostima che non sfoci nel’ipertrofico, difficilmente vacillerà nel quotidiano e sarà portata ad affrontare la vita con decisione e poca remissività, rapportandosi all’altro in maniera equilibrata consapevole di essere un essere finito con i propri pregi ed i propri difetti.
La sana autostima è propria di coloro che sanno vedere la parte realistica della vita, che sanno accettarsi come esseri imperfetti dotati di attitudini che, diverranno i loro punti di forza, e difetti, che cercheranno di accettare e migliorare. E’ il riconoscersi con i propri punti di forza e debolezza quando le circostanze lo richiedono.